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ENERGIE RINNOVABILI PER LE NUOVE COSTRUZIONI

ENERGIE RINNOVABILI PER LE NUOVE COSTRUZIONI

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GLI ACQUIRENTI DI UNA CASA PREFABBRICATA IN LEGNO A BASSO CONSUMO DI ENERGIA (MA ANCHE DI UN EDIFICIO TRADIZIONALE) DOVREBBERO ESSERE A CONOSCENZA DEGLI ATTUALI OBBLIGHI MINIMI IN MATERIA DI ENERGIE RINNOVABILI NELLE COSTRUZIONI.

Il mio tecnico mi ha detto che devo obbligatoriamente prevedere il solare termico e un paio di kWh di fotovoltaico, nonostante mi sia rivolto ad una ditta di case prefabbricate ed abbia deciso di installare una semplice caldaia a gas con riscaldamento a pavimento che, come lei scrive sul suo libro, dovrebbe bastare ed avanzare.
Il fatto è che ho scelto una casa in legno per risparmiare anche sugli impianti e poi scopro che devo spendere molti più soldi che nella mia attuale casa in muratura, dove ho solo una vecchia caldaia murale con caloriferi.
Come stanno veramente le cose? Grazie.


La normativa prevede degli obblighi precisi in merito alla quota di Fonti Energetiche Rinnovabili (FER) per chi realizza una nuova costruzione o ristruttura pesantemente un fabbricato esistente.
In particolare, è previsto che sia prevista almeno una quota del 20% per la produzione di energia per il riscaldamento, il raffrescamento e l’acqua calda sanitaria.
Tale percentuale doveva passare dal 20% al 35% dal 1 gennaio 2014 al 31 dicembre 2016, per arrivare al 50% minimo della somma dei consumi di acqua calda, riscaldamento e raffrescamento a partire dal 1° gennaio 2017.
Tale obbligo è slittato di un anno con un emendamento al disegno di legge di conversione del decreto Milleproroghe (DL n. 150/2013), approvato dal Senato, rinviando al 1 gennaio 2015, sino al 31 dicembre 2016 il passaggio dal 20% al 35%.
I risvolti pratici per chi realizza una nuova costruzione sono abbastanza evidenti, in quanto l’impiantistica tradizionalmente presente negli edifici, costituita da una caldaia a gas con caloriferi difficilmente soddisfa l’attuale normativa se non sono presenti altri impianti di produzione di energia come pannelli solari termici e/o fotovoltaici.

Una percentuale del 35% impone in molti casi il passaggio a sistemi impiantistici che non prevedono l’uso del gas, come pompe di calore o caldaie a pellet o legna.
E’ ipotizzabile che, salvo modifiche alla normativa, dal 2017 le caldaie a gas, comprese quelle a condensazione, saranno di fatto escluse dalle costruzioni.
Se tale prospettiva è per molti aspetti condivisibile (il gas naturale è una fonte di energia fossile non rinnovabile), è da sottolineare l’aggravio dei costi complessivi da sostenere, in quanto i sistemi impiantistici basati sul solare integrati alle pompe di calore impongono una spesa notevolmente superiore per il cliente finale.
Il rispetto di tale quota è certamente avvantaggiato negli edifici a basso consumo energetico come le case prefabbricate in legno, mentre rischia di non essere soddisfatto dei fabbricati disperdenti, imponendo nei prossimi anni un sempre maggiore isolamento termico delle nuove costruzioni.

Anche per questo motivo le prospettive per il settore degli edifici in legno appaiono particolarmente interessanti, in quanto gli inevitabili inasprimenti normativi che colpiranno indistintamente gli edifici nei prossimi anni, a prescindere dal sistema costruttivo adottato, verranno recepiti senza problemi dalle costruzioni in legno, mentre imporranno un notevole adattamento alle imprese del mattone, con conseguente aumento dei costi di costruzione.
I prezzi medi delle case prefabbricate non subiranno aumenti sostanziali, mettendo in luce l’ennesimo vantaggio dei sistemi costruttivi ad alta efficienza energetica basati sull’utilizzo strutturale del legno abbinato a pannelli isolanti termici di notevole spessore.

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4 Commenti

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    noemi Aprile 08, 2014

    sembra sia stato approvato in questi giorni il passaggio al 35%.
    Il progettista a cui mi sono rivolta mi diceva che non basta una caldaia a pellet con sistema di accumulo per soddisfare la norma con il nuovo valore più restrittivo. Ma il pellet non è considerata biomassa? Leggendo il decreto legge la biomassa dovrebbe essere considerata 100% rinnovabile, quindi se uso una caldaia a pellet con accumulo per il riscaldamento e l’acqua calda sanitaria, senza l’uso dei pannelli solari, dovrei comunque rispettare la norma. Cosa mi sfugge???
    grazi a chiunque sappia aiutarmi

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      Michelangelo Dicembre 03, 2014

      A parte che una caldaia a pellet con accumulo è un controsenso energetico per la produzione di Acqua Calda Sanitaria per il consumo estivo, la normativa impone di usare fonti rinnovabili.
      E’ vero che il pellet è considerato come rinnovabile (ma la definizione di rinnovabile è a ciclo chiuso, ovvero fino a quando il consumo non supera la produzione e se tutti lo usassero dubito che questo concetto potrebbe essere rispettato), ma il senso normativo è quello di non inquinare dove non indispensabile, quindi tenere accesa la caldaia anche d’estate, con relative emissioni, è un controsenso energetico pur rispettando teoricamente la norma.
      Abbinare dei pannelli fotovoltaici per lo sfruttamento di una energia gratuita e senza emissioni certamente rispetterebbe meglio il concetto della norma. Sono perfettamente a conoscenza che ciò aggrava i costi di impianto, ma è altrettanto vero che sulla vita dell’impianto i costi gestionali diminuiscono sensibilmente e mi risulta che il pellet non lo regalino.
      Per approfondimenti si veda:

      http://newsenergia.com/decreto-282011-obbligo-rinnovabili-solare-fotovoltaico-0523.html

  2. Avatar
    Davide Novembre 19, 2019

    Buongiorno ho letto con interesse gli articoli riguardanti le caldaie a biomassa nelle nuove abitazioni, ma anche le pompe di calore che se non erro sono considerate 100% rinnovabile a ciclo chiuso in realtà usano elettricità che l’Italia importa anche da paesi che la producono con centrali a carbone, mi sembra solo voler spingere un determinato prodotto.

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