CAMINO E VENTILAZIONE IN UNA CASA DI LEGNO
LE CASE PREFABBRICATE IN LEGNO SONO CARATTERIZZATE DA UN INVOLUCRO EDILIZIO CON UN’ELEVATA TENUTA ALL’ARIA E PREVEDONO QUASI SEMPRE L’AUSILIO DI UN IMPIANTO DI VMC
Buongiorno Architetto e complimenti però il suo libro che ho letto con molto interesse oramai già un anno fa circa.
Ho appena letto il post “http://caseprefabbricateinlegno.it/2015/03/termocamino-in-una-casa-prefabbricata.html“.
Anche io sono in procinto di costruire una casa prefabbricata in legno (struttura a telaio). Ho intenzione di predisporre la VMC a recupero di calore.
Vorrei installare anche un camino tradizionale semplicemente per arredo e compagnia quando lo si accende. Non intendo sfruttarlo come fonte di riscaldamento principale anche se sicuramente aiuterà a scaldare e non poco questo tipo di casa.
I miei dubbi sono appunto legati al tiraggio del camino in concomitanza con la VMC. Visto che avremo degli ambienti con una certa pressione/depressione pensa sia sufficiente una bocchetta dedicata per l’aria comburente ed eventualmente avere la possibilità di chiudere la canna fumaria quando il camino è spento?
Un camino tradizionale aperto installato in una casa prefabbricata in legno può effettivamente avere alcuni problemi (non solo di tiraggio) in presenza di un’impianto di ventilazione meccanica controllata.
Nel caso ad esempio di una stufa a pellet o di un termocamino chiuso ermeticamente, lo sportello separa la camera di combustione dall’ambiente in cui si è ubicata la macchina e la valvola di alimentazione del focolare permette solo un minimo passaggio di aria per la combustione, garantendone la tenuta.
Anche senza VMC, un caminetto aperto, ovviamente privo di valvola, necessita di un elevato quantitativo di aria, prelevata direttamente dall’ambiente, ma è generalmente inevitabile un minimo ritorno dei fumi a causa del tiraggio dei fumi non sempre ottimale, anche nei casi migliori. Non è affatto da escludere il conseguente rilascio di sostanze nocive per l’organismo umano (dovute ad una combustione incompleta, come idrocarburi pesanti e monossido di carbonio), qualora siano presenti errori di progettazione ed esecuzione del camino e della canna fumaria.
Dal punto di vista tecnico, un camino aperto incide negativamente sul bilancio energetico dell’edificio in quanto esso rappresenta una porta di comunicazione sempre aperta verso l’esterno.
In passato la tenuta all’aria degli edifici non era particolarmente curata (per usare un eufemismo) ed erano sempre presenti spifferi e fessure, rendendo poco significativo il contributo negativo di un camino aperto rispetto alla dispersione termica complessiva degli ambienti.
La situazione cambia parecchio in presenza di un impianto di ventilazione artificiale mirato al comfort, ma in grado di generare notevoli depressurizzazioni come le moderne ventilazioni meccaniche, in particolare all’interno di un involucro edilizio sigillato o quasi come una casa prefabbricata in legno. E’ infatti intuibile che in presenza di una pressione negativa i fumi di un camino aperto usciranno dal focolare e non dalla canna mumaria, con tutte le conseguenze del caso.
Teoricamente, una soluzione potrebbe essere la realizzazione di una presa d’aria passiva in grado di mettere direttamente in comunicazione la camera di combustione con l’esterno, garantendo un sufficiente flusso di aria; tale foro, anche se di ampie dimensioni, difficilmente risolverà la situazione, oltre a pregiudicare lo stesso funzionamento dell’impianto di ventilazione, in quanto si limiterà ad abbassare la depressurizzazione e non ad eliminarla (rendendo inutile l’utilizzo della VMC).
Risulta maggiormente efficace l’installazione di una valvola in grado di bloccare l’inversione del tiraggio abbinata ad un sistema di pressurizzazione artificiale dell’ambiente in cui si trova il camino. Questa soluzione andrebbe di fatto a spegnere l’impianto di ventilazione meccanica durante il ciclo di combustione, scongiurando il ritorno dei fumi, senza dovere agire manualmente sulla disattivazione dell’impianto.