I COSTI DEI PROFESSIONISTI DELLE COSTRUZIONI IN LEGNO
LA REALIZZAZIONE DI UNA CASA PREFABBRICATA IMPONE AL COMMITTENTE, AL PARI DI QUALSIASI ALTRA COSTRUZIONE, DI INCARICARE UNA SERIE DI FIGURE TECNICHE, PREVISTE OBBLIGATORIAMENTE PER NORMATIVA.
Caro architetto, sono finalmente in corso i lavori della casa in legno da me progettata di cui le ho parlato varie volte le scrivo nuovamente per chiederle notizie in merito alle figure del Direttore dei lavori degli impianti termici e dell’isolamento.
Ho chiuso un contratto chiavi in mano nel quale è stata prevista anche la relazione della legge 10/91 e quindi la progettazione impiantistica; mi aspettavo di aver previsto tutte le figure tecniche coinvolte che non sono poche (progettista architettonico, progettista strutturale delle fondazioni e dell’elevazione, direttore dei lavori, coordinatore della sicurezza e collaudatore.
Infine a fine lavori dovrò incaricare un geometra per l’accatastamento e un professionista estraneo al tutto per la redazione dell’APE.
Le sarei grato se potesse tornare sull’argomento ed accennare anche ai relativi costi professionali. La ringrazio sempre per l’ottima opera di divulgazione che fa, mi piacerebbe collaborare con lei per promuovere al sud questi sistemi costruttivi che ancora sono visti con diffidenza.
Esiste un articolo specifico relativo all’argomento “tecnici”, nel quale sono descritte le varie figure professionali e le relative mansioni, pur senza entrare nel dettaglio dei costi specifici.
Va innanzitutto ricordato che la tassazione delle parcelle non rientra tra le aliquote agevolate (4 e 10%), ma su di esse grava l’imposta ordinaria al 22% di IVA, preceduta da un ulteriore versamento a 4% di contribuzione pensionistica, a carico del committente.
Generalmente i preventivi esposti risultano abbastanza puntuali e tale aspetto è descritto chiaramente, ma è comunque utile sottolinearlo per evitare spiacevoli sorprese, dato che l’incidenza complessiva delle imposte supera il 25% degli importi netti.
Quali sono gli importi che è lecito attendersi?
Premetto che la situazione è abbastanza mutata rispetto a qualche anno fa, in quanto il Governo Monti mediante il Decreto Legge 24 gennaio 2012, n.1 (art.9) ha abrogato le tariffe delle professioni regolamentate nel sistema ordinistico (Ingegneri, Architetti….) e ne ha vietato qualsiasi riferimento nei contratti.
Sino a fine 2011 i professionisti erano obbligati a calcolare la parcella sulla base di tabelle che prendevano in considerazione, oltre alle mansioni specifiche comprese nell’incarico, l’importo dei lavori, la tipologia edilizia, e le spese varie da sostenere. Sull’importo risultante era possibile applicare una certa scontistica, comunque non inferiore a minimi tabellari.
Attualmente, pur essendo richiesto agli iscritti ai vari ordini professionali un minimo di coerenza con i vecchi parametri, anche al fine di non svilire la prestazione d’opera, è buona norma raggiungere un punto di intesa con i committenti nell’ambito di una (sana) trattativa tra privati e delle logiche (spietate…) della concorrenza.
Questo aspetto rende evidentemente poco determinabili a priori gli importi, in quanto un professionista “anziano” con uno studio avviato alle spalle (e relativi costi di mantenimento per dipendenti, affitto….) chiederà evidentemente di più rispetto ad un giovane neodiplomato (o laureato) nel regime IVA dei minimi con ufficio in camera, bisognoso di fare esperienza.
Ovviamente il committente deve sapere che il servizio del primo “potrebbe” offrire (il condizionale è ovviamente opportuno) un valore aggiunto di competenze, frutto di anni di professione, magari risparmiando denaro durante i lavori di costruzione grazie alla migliore ottimizzazione del progetto e del cantiere.
Altre differenze sono sicuramente riscontrabili su base regionale, dato che un progettista di Bolzano richiederà una parcella più onerosa rispetto ad un collega calabrese (parlo per esperienza diretta, senza alcun pregiudizio).
Invito come sempre ad incontrare più tecnici e di non limitare la scelta alla ristretta cerchia di conoscenze o alla propria parentela.
I rapporti di fiducia sono fondamentali, ma dovrebbero rimanere il più possibile all’interno dell’ambito dell’incarico, mentre i legami di amicizia o familiari possono essere causa di alcune incomprensioni, proprio per la mancanza di “confini” professionali tra tecnico e committente.